Lo spazio e il luogo sono esplorati e intravisti attraverso specchi e cartografie, evocando mondi paralleli simmetrici e asimmetrici in cui il reale, surreale, astratto e immaginario si sovrappongono.
Paracosmos (2016) di Harumi Yukutake
La « membrana » di specchi tagliati a mano dissolve la definizione tra primo piano e sfondo dissipando la singola immagine in un’esplosione di riflessi.
Enter the Parallel World (2001-2016) di HH Lim
Questa installazione comprende due opere video. Il primo, circa 60 chili di saggezza, ricorda un detto preferito della madre di Lim, secondo cui la saggezza non è altro che la capacità di mantenere uno stato equilibrato.
Il secondo video, La saggezza che cade, rappresenta il momento in cui questo equilibrio è rotto: la caduta di Lim dal basket suggerisce la realtà dei limiti corporei.
Kentaro Hiroki seleziona a mano oggetti di uso comune scartati per le strade per formare la base delle sue opere. Le cose che sceglie sono pensate per riflettere il tempo e lo spazio: uniche per le località in cui le trova, ogni oggetto ha la sua storia da raccontare delle comunità in cui è stato trovato.
Desert Islands (2009-2016) di MAP Office
Le 100 isole a specchio presentano una collezione di isole che, nonostante il loro stato trascurato, hanno svolto ruoli significativi nel plasmare la coscienza globale e sono diventate un punto di riferimento per i desideri globali, così come le paure e i segreti di oggi.
Behind the Light (2016) di Melati Suryodarmo
‘Behind the Light’ propone uno scambio tra i due lati di uno specchio, illuminando le relazioni tra sé, superficie, società e mondo spirituale.
SONI Creflection (2016) di Zulkifle Mahmod
Nell’esplorare i micro-universi del caos culturale di Singapore, il lavoro di Zulkifle mette in primo piano il carattere uditivo altrimenti trascurato di ogni comunità e lo spazio in cui vive.
È possibile per un artista guardare oltre le mappe costruite ufficialmente e immaginare un passato diverso o un futuro alternativo? Pothupitiye tenta di farlo in questa serie, dove rielabora la versione ufficiale delle mappe per raccontare una storia diversa.
Le mappe che costruisce sono come palinsesti in cui si sovrappone, giustappone e trasforma ritratti di viaggi, paesaggi, figure mitiche e altre mappe per ri-iscrivere storie del passato e del presente dello Sri Lanka, intervallate dalla sua storia personale.
Il ciclo Panji è una raccolta di storie che ruotano attorno al leggendario Principe Panji, che ebbe origine a Giava intorno al XIV secolo e si diffuse nell’attuale Malesia, Cambogia, Myanmar, Filippine e Tailandia.
I contorni delle immagini sono resi in sceneggiatura, a partire dalla scrittura giavanese, per poi sfociare in sceneggiature che riflettono le varie regioni e località in cui questa narrazione ha viaggiato: una cartografia calligrafica che traccia il movimento del ciclo di Panji in tutto il sud-est asiatico.
Treasure Islands (2012) di Made Wianta
Le « Isole del tesoro » approfondiscono i capitoli trascurati del passato coloniale dell’Indonesia, collegando aree geografiche disparate come la piccola isola speziata di Rhun a Maluku, in Indonesia, e la metropoli di Manhattan a New York.
Growing (2016) di Hemali Bhuta
La « crescita » è influenzata dal concetto buddista di co-origine originaria: gli esseri umani sono una specie unica, ma fanno parte del più grande insieme che è la Natura; entrambi sono soggetti agli stessi cicli di nascita, crescita e morte.
A questo proposito, siamo come il bastoncino di incenso singolo che aspira ad essere singolare e ‘puro’ con la sua nuova fragranza, ma fa anche parte di un ambiente profumato più ampio.
I Wander, I Wonder (2016) di Dex Fernandez
Questo murale specifico per sito comprende due set di contrappunti. Una suite si basa sui possedimenti sopravvissuti di persone in Tacloban che hanno vissuto il micidiale tifone nel 2013; l’altra suite è incentrata sui filippini a Singapore e raffigura gli oggetti che hanno portato con sé qui.
Biennale di Singapore 2016: un atlante di specchi
Esplorando storie condivise e realtà attuali all’interno e al di fuori della regione, la Biennale di Singapore 2016 presenta una costellazione di prospettive artistiche che forniscono modi inaspettati di vedere il mondo e noi stessi.
Intitolata An Atlas of Mirrors, la mostra internazionale di arte contemporanea presenta opere d’arte site specific e mai viste prima da più di 60 artisti nel sud-est asiatico, nell’est e nel sud-est asiatico.
La Biennale di Singapore 2016 è organizzata dal Singapore Art Museum, commissionato dal National Arts Council e supportato dal Ministero della Cultura, della Comunità e della Gioventù di Singapore.
Museo d’arte di Singapore
Il Singapore Art Museum (SAM) si concentra su pratiche internazionali di arte contemporanea, specializzata a Singapore e nel sud-est asiatico.
Ospitato in una scuola missionaria restaurata del XIX secolo, il Singapore Art Museum ha aperto le sue porte nel 1996 come primo museo d’arte a Singapore. Conosciuto anche come SAM, il museo è ora un museo di arte contemporanea.
SAM ha realizzato una delle collezioni pubbliche più importanti al mondo di opere d’arte contemporanea del sud-est asiatico, con una componente crescente nell’arte contemporanea internazionale. SAM attinge dalla sua collezione e collabora con musei internazionali di arte contemporanea per curare e presentare mostre d’arte contemporanea. L’arte contemporanea della regione è inoltre esposta a livello internazionale attraverso il programma espositivo itinerante SAM e i prestiti per la raccolta.