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Urbanismo rinascimentale

Il rinascimento urbano è lo studio delle trasformazioni urbane fatte durante il Rinascimento, tra il XV e il XVI secolo, e discussioni teoriche sulla città sviluppate durante questo periodo.

Teorie della città ideale
Una nuova ed essenziale caratteristica dell’architettura rinascimentale era l’elaborazione teorica della forma da dare alla città. Queste riflessioni, espresse in scritti, schemi e trattati, sono genericamente riassunte sotto la definizione di “città ideale” e identificate nello schema centrale di simmetria radiale in relazione alla ricerca sul piano centrale che, con le conseguenti simbologie, caratterizza il più avanzato tra il XV e il XVI secolo.

L’idea di dare alla città una forma ordinata e razionale, rendendola un simbolo della concezione artistica e filosofica dell’intero Rinascimento, maturò lentamente nelle opere dei trattati del XV secolo, a cominciare da Leon Battista Alberti.

Il primo a dare uno schema geometrico rigoroso per una città utopica e fantastica fu il Filarete che, nel suo trattato, progettò la pianta Sforzinda, con uno schema di tipo radiale che caratterizzerà tutte le teorie successive. Tuttavia a Sforzinda la scala dimensionale della città è enorme rispetto alle città del tempo e non consente al Filarete una chiara definizione degli spazi urbani e del tessuto edilizio per i quali non c’è indicazione, forse non riuscendo a conciliare la struttura radiale delle strade principali con la maglia implicita ortogonale della rappresentazione del centro della città.

Francesco di Giorgio Martini propone un repertorio di forme simmetriche e rigorose, combinando installazioni radio-centriche e basate su scacchi e tenendo conto delle nuove esigenze di difesa bastionate dall’artiglieria. Fu proprio l’evoluzione delle tecniche di fortificazione “moderne”, dovute all’introduzione, a partire dal XV secolo, delle armi da fuoco, che daranno, all’idea rinascimentale di una città radiocentrica, la possibilità di materializzarsi in realizzazioni concrete.

Dopo di lui, Sebastiano Serlio, Andrea Palladio e Vincenzo Scamozzi hanno affrontato anche il tema della città definita geometricamente e perfettamente nella sua forma centrale.

I risultati
Le costruzioni urbane tra il XV e il XVI secolo erano piuttosto lontane dagli schemi teorici, anche se erano caratterizzati dalla volontà di determinare le relazioni spaziali attraverso la geometria.

Nelle realizzazioni concrete, prima in Italia e poi in Europa emerge la necessità di strade più ampie e spazi pubblici regolari e la ricerca di simmetria e decoro urbano. Il “carattere di regolarità” è anche ricorrente nei regolamenti urbanistici degli statuti dei cittadini del quindicesimo secolo. Vi sono numerosi interventi di rettifica e ampliamento delle strade esistenti (da Roma a Via Lungara, Via Giulia, Via del Corso, Via del Babuino, Via di Ripetta) e alla creazione di nuovi spazi pubblici o alla regolarizzazione geometrica di quelli esistenti. Allo stesso tempo, migliorano gli standard funzionali e igienici della città con la costruzione di acquedotti e canali e la costruzione di pavimentazioni in pietra per le strade.

Queste caratteristiche sono anche legate a esigenze rappresentative e alla diffusa e progressiva centralizzazione del potere nella figura del “Signore”, patrono e mecenate, che determina anche la definizione della città “urbana”. Nacquero anche i quartieri dei “ghetti” differenziati per gli ebrei.

La struttura urbana si arricchisce anche di nuovi tipi di edifici, in particolare di edifici signorili, ma anche di ospedali.

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Il nuovo concetto di spazi pubblici può essere esemplificato nella creazione di nuovi quadrati caratterizzati, in genere, da un disegno unitario, da elevazioni e simmetria intenzionali. Ad esempio, c’è la Piazza della Santissima Annunziata a Firenze e la Piazza Ducale di Vigevano.

Le esperienze complesse più studiate sono la trasformazione di Pienza, realizzata da Bernardo Rossellino e l’espansione di Ferrara (1492) di Biagio Rossetti, che propone ampie strade in contrasto con la tradizione medievale.

Le città fondatrici
Le città di fondazione del periodo rinascimentale sono pochissime e costruite a partire dalla seconda metà del XVI secolo, soprattutto per ragioni difensive.

Tra le opere del Cinquecento alcune ricorrono al tradizionale schema ortogonale, senza ricorrere a forme centralizzate: Terra del Sole, commissionata dal Granduca di Toscana Cosimo I de ‘Medici, Cortemaggiore, Gattinara, Acaya e Carlentini. Altri come Guastalla e soprattutto Sabbioneta, costruiti alla fine del XVI secolo per volere di Vespasiano Gonzaga, conciliano un layout basato su assi ortogonali con un perimetro poligonale.

Infatti, la ricerca teorica sulla forma della città, seguendo l’esempio di Francesco di Giorgio Martini, si orienta rapidamente verso la definizione geometrica della forma urbana affidata al perimetro fortificato che a sua volta segue la ricerca della cosiddetta fortificazione moderna , divenne poligonale, verso forme sempre più complesse fino alla configurazione stellata. L’ideale geometrico e utopico della città rinascimentale fu trapiantato nella tecnica delle fortificazioni, sopravvivendo come forma e non come immagine simbolica, al contatto di precisi bisogni funzionali. Molti degli schemi prodotti, ad esempio da Pietro Cataneo, rappresentano un tentativo di conciliare uno schema radiocentrico con un ortogonale, sulle orme di Francesco di Giorgio Martini. Sebbene su un nucleo preesistente, anche la città di Livorno può essere considerata una fondazione rinascimentale coinvolta nelle caratteristiche delle opere del tardo XVI secolo in cui il perimetro difensivo poligonale determina la forma della città che al suo interno presenta tracce ortogonali. Ci sono anche numerosi edifici di nuove mura, dotati di bastioni e forme poligonali, per difendere le città esistenti.

Fuori dall’Italia è possibile citare le conquiste di Vitry-le-François (1544), Phalsbourg (1570), Freudenstadt (1599), Lixheim (1606). Alcuni di essi rappresentano uno schema alternativo a quello poligonale, basato sul quadrato con un quadrato al centro e due assi ortogonali che è influenzato dalla descrizione del castrum fatta da Vitruvio e dalla ricerca di Durer sulla “città quadrata”.

L’unica città costruita alla fine del sedicesimo secolo, con un chiaro schema radiocentrico, fu Palmanova costruita dalla Repubblica di Venezia, il cui disegno geometrico fu replicato dopo alcuni decenni a Coevorden, nei Paesi Bassi.

Gli utopisti
Parallelamente al lavoro dei trattati architetti, la città ideale in cui la conformazione geometrica è espressione della perfezione dell’organizzazione sociale è l’oggetto dell’elaborazione di numerosi pensatori utopici. In particolare, vanno citate le opere di Tommaso Moro (Utopia) e Tommaso Campanella (La città del Sole)

Realizzazioni post-rinascimentali
Il modello radiocentrico della “città ideale” elaborato, a partire dal XV secolo, dai trattati rinascimentali, ebbe quindi poche applicazioni nel corso del XVI secolo. Tuttavia, sopravvisse nei trattati, anche per la coincidenza con le forme stellate delle mura cittadine che erano giunte all’elaborazione della fortificazione moderna. Così, nei secoli XVII e XVIII, sorsero centri urbani in cui la forma poligonale delle fortificazioni era accompagnata da uno schema geometrico dell’organizzazione urbana, di tipo ortogonale ma anche di tipo radiocentrico. Questa coincidenza tra la ricerca di forme adatte alla fortificazione e quella relativa alla forma dell’insediamento trova un punto decisivo nel lavoro di Vauban come la nuova città fortificata di Neuf Brisach, con una forma stellata.

Oltre ai bisogni delle fortificazioni, i nuovi centri urbani nacquero, nel diciassettesimo secolo, per cause diverse, ma quasi sempre usando il modello a scacchiera o, comunque, principalmente ortogonali:
per ripopolare aree di latifondi come molte decine di insediamenti costruiti in Sicilia dalla fine del XVI secolo, tra cui Vittoria, Leonforte, Barrafranca, Niscemi, Riesi, Valguarnera, Cattolica)
come ricostruzione dopo i terremoti: tra questi Cerreto Sannita e le città fondatrici si trovavano in Sicilia, all’indomani del tragico terremoto del 1693 che distrusse Noto e le altre città della Val di Noto. I più interessanti furono Avola, progettato da Angelo Italia e Grammichele il cui disegno è attribuito a Carlos de Grunembergh, i cui schemi urbani, di forma esagonale, possono essere desunti dal trattato rinascimentale di architettura militare allora noto: I quattro primi libri di architettura di Pietro Cataneo.
iniziative di fondazione di stampo neo-feudale, in Italia (Santo Stefano di Camastra, XVII secolo), così come in Francia (Henrichemont, Richelieu, Charleville nel XVII secolo).

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